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RARITÀ: LA PROCURA DELLA REPUBBLICA SI SCHIERA A FAVORE DI UN CONDANNATO L'Avvocato risponde 

RARITÀ: LA PROCURA DELLA REPUBBLICA SI SCHIERA A FAVORE DI UN CONDANNATO

Le cronache di ogni giorno ci hanno abituati a ritenere che, i ricorsi avanzati dalle Procure Generali, siano sempre indirizzati ad ottenere maggiori pene, in danno dei condannati

La protagonista di questa storia inconsueta, invece, che commentiamo insieme all’avvocato Simone Labonia, è una signora, ultraottantenne, incensurata e sottoposta ad amministrazione di sostegno per grave “deterioramento delle principali funzioni cognitive”, che è stata condannata per truffa informatica, ma protetta proprio da un ricorso della Procura.

Avrebbe posto in vendita un oggetto su internet, ottenendo un anticipo di € 100 su una carta di credito a se intestata: ma l’oggetto non era disponibile, con relativa fattispecie truffaldina in danno del soccombente acquirente.

La sentenza di condanna di primo grado ha trovato conferma in appello e la signora è stata condannata alla pena di oltre 4 mesi di reclusione ed € 130 di multa.

Per una volta, è stato proprio il Procuratore Generale della Repubblica a ricorrere in Cassazione, per la riforma della sentenza.

L’interessata è stata fortunata ad incontrare un magistrato che non si è fermato alle apparenze ma ha motivato che le “qualità soggettive della stessa, avrebbero dovuto suscitare più di qualche dubbio”, essenzialmente in merito all’età ed alle condizioni mentali.

La Corte di merito, al contrario, ha ritenuto “neutri” questi motivi, in riferimento al reato contestato.

Eccepisce il ricorrente Procuratore Generale che, in buona sostanza, è poco credibile che una persona in età così avanzata ed, oltretutto, sottoposta ad “amministrazione di sostegno“, possa avere le capacità di attuare quanto contestatole.

“Orbene, a prescindere sull’incertezza dal significato da dare all’aggettivo “neutro” in relazione a due circostanze molto significative se non decisive, è di tutta evidenza come la motivazione sia del tutto contraddittoria ed altamente inverosimile”.

Astuta truffatrice che necessita di amministrazione di sostegno, sottoposta ora al giudizio della Cassazione per l’annullamento della condanna.

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